Dopo la La battaglia di Malga campetto la formazione comandata da "Giani" si trovò senza base fissa. I fascisti avevano reso inabitabile la malga in alta quota bruciando la legna, distruggendo i vetri e soprattutto distruggendo la fontana.
Giani aveva dato, prima di sganciarsi dal rastrellamento, la direttiva di radunarsi presso Fonte Abelina di Recoaro, a quel punto, constatata l'inagibilità di Malga Campetto decise di ripartire la formazione in pattuglie (primi di marzo 1944). Le pattuglie dovevano essere formate da 6 a 10 componenti, dovevano spostarsi per contrade e paesi in pieno giorno e far propaganda tra i giovani e la popolazione in favore del movimento di resistenza, cercare alimenti e ospitalità, ma dovevano essere autosufficienti per tre-quattro giorni. Dovevano attaccare i tedeschi e i fascisti dovunque li trovassero purchè le condizioni fossero favorevoli.
Si trattò indubbiamente di un salto di qualità rispetto alla posizione di organizzazione/difesa della formazione in Malga Campetto. Una simile linea militare spazzava via le posizioni attendiste di chi voleva aspettare, rinforzandosi, in attesa dello scontro finale.
La cosa straordinaria era che Giani e il comando affidassero la conduzione delle pattuglie a ragazzi di 20-22 anni senza alcuna formazione di comando militare, in presenza di una organizzazione in cui la disciplina militare era del tutto sconosciuta ("Non è come l'esercito dove a un ordine devi dire signorsì, qui puoi dire anche no" constatava in un rapporto finale Tigre (Intelvi Luigi)). L'autorità del capopattuglia era data dal carisma e dal comportamento dello stesso: descrivendo il comportamento di "Pino", dopo la sua morte, i suoi uomini ebbero a dire che se non c'era da mangiare era il capopattuglia che digiunava e se non c'erano sigarette lo stesso.
Si deve dire che tutte le scelte/nomine di capopattuglia furono indovinate. Nessuno di questi fece errori irreparabili, nessuno ebbe dubbi e incertezze, alcuni morirono, i sopravvissuti salirono, per pura capacità, i gradi della gerarchia partigiana.
Sebbene sempre in movimento le pattuglie dovevano avere un punto di riferimento dove recuperare viveri e munizioni, rinforzi saliti in montagna, tenere i collegamenti; questo riferimento fisico fu individuato a Bosco di Marana, una contrà dove vi erano famiglie favorevoli, assenza di spie e una buona posizione a sulla dorsale Agno-Chiampo che permetteva l'inoltro in entrambe le valli e/o lungo quel meraviglioso cammino di ronda che era la dorsale stessa.
Tuttavia questa soluzione introduceva delle debolezze sia politiche che militari. I partigiani non erano più guidati e orientati dal commissario politico e questo, in una situazione sia politica (vedasi ad esempio la svolta di Salerno di Togliatti) che militare in continua evoluzione creava non pochi problemi. Soprattutto i nuovi arrivati a seguito dei bandi di leva della RSI non erano assolutamente orientati. In questo quadro molti potevano spacciarsi per partigiani e organizzare vere e proprie bande di rapinatori e saccheggiatori (come poi avvenne con Marozin).
Le pattuglie della formazione post Malga Campetto eranocomandate da:
Dopo la battaglia di Malga campetto erano intanto arrivati nuovi partigiani:
Con questi si formarono altre pattuglie o venivano rinforzate le quattro originali al ritorno.