Giugno fu il mese delle grandi speranze. Gli alleati avevano sfondato la linea Gustav e il 4 giugno avevano liberato Roma. La X e la XIV armata erano in rotta con pertite altissime. Due giorni dopo la liberazione di Roma gli alleati sbarcavano in Normandia e si apriva finalmente il secondo fronte. Sul fronte russo l'intera Ucraina era stata liberata e lo Stato Maggiore sovietico stava per dare inizio al colpo di maglio che avrebbe letteralmente annientato il gruppo di armate centro tedesco. La Romania era sostanzialmente indifesa dato che il suo esercito era stato distrutto nelle offensive sul Don che avevano coinvolto alche l'ARMIR.
In questo quadro le valutazioni di tutti prevedevano due alternative: che i tedeschi si ritirassero sul vecchio fronte della prima guerra mondiale o che resistessero sulla dorsale appenninica. I più ritenevano che la ritirata sul fronte Adamello-Piave fosse la più probabile dato che comportava un minore impiego di forze e percorsi logistici più brevi. Tuttavia questa ipotesi si scontrava da un lato con l'ostinazione di Hitler di tenere ogni lembo di terreno occupato, dall'altra con il fatto che l'area industriale Torino-Milano era una delle zone produttiva di maggiore importanza per il reich; dopo il bombardamento di Schweinfurt (ottobre 43) le fabbriche di cuscinetti di Villar Perosa erano arrivate a produrre il 25% dei cuscinetti a sfere dell'asse.
Qualunque fosse la scelta dei tedeschi sia i partigiani che i comandi alleati erano convinti che l'estate sarebbe stata decisiva; le forze della resistenza, in questo sollecitate anche dalle pressioni alleate, si lanciarono all'attacco. Data la collocazione della Stella questo significo attacco continuo alle vie di comunicazione e ai presidi nazifascisti. Non vi fu giorno di giugno che non avesse una azione partigiana.
Sebbene la scelta fosse quella dell'attacco i bersagli non erano sempre fissi: l'attacco agli automezzi dipendeva ovviamente dai percorsi e dagli orari di questi ultimi.
Possiamo dividere il mese in due parti: nella prima vediamo i partigiani all'attacco con significativi successi, nella seconda parte la risposta tedesca basata principalmente su due azioni consecutive: 1. liquidazione e terrorizzazione degli antifascisti in città (Valdagno); 2. puntata offensiva volta a fare terra bruciata nelle zone che erano state individuate come basi di partenza dei partigiani (principalmente Marana); questa seconda risposta nazifascista è spesso definita "rastrellamento", ma si trattò qualcosa di diverso. Mentre i rastrellamenti (e si vedrà nell'agosto-settembre) avevano l'obiettivo specifico di annientare le formazioni partigiane queste puntate offensive erano rivolte principalmente contro la popolazione.
Il 5 giugno una pattuglia della Stella disarmò il presidio di Staro, ai militi della GNR fu risparmiata la vita.
La stessa notte una pattuglia dell'"Apolloni" irruppe nel cantiere dell'Organittazione Todt a Pian delle Fugazzze, il giorno dopo una squadra di partigiani penetrò nell'ospedale di Schio e uccide due fascisti feriti in precedenti scontri.
Il 9 Giugo "Dante" e i suoi uomini assaltarono ai Bonomini un camion che trasportava a Valdagno 8 partigiani prigionieri e li liberarono mentre a terra rimasero il corpo di un soldato tedesco e di un milite fascista.
Sabato 10 ci fu l'uccisione di un soldato tedesco.
Domenica 11 ci fu l'uccisione a Borga di un altro soldato tedesco.
Come si vede le pattuglie erano all'attacco con risultati brillanti dato che le loro perdite erano limitate, ma il comando tedesco non poteva accettare questo stillicidio. La controffesiva tedesca iniziò lo stesso giorno 11 con il terribile Eccidio di Borga, ma i tedeschi pianificarono una risposta più massiccia e risolutiva.
Mentre il comando tedesco pianificava questa risposta la Garemi continuavva i suoi attacchi; tuttavia si ebbe l'accortezza di operare quanto più possibile lontano dai centri abitati.
Il 15 Giugno una pattuglia aveva attaccato il presidio della GNR a Valli di Pasubio costringendo alla resa la guarnigione di 45 militi, nella notte pattuglie dell'"Apolloni" misero fuori uso tre centrali elettriche e danneggiarono la roggia a Pievebelvicino bloccando così la produzione della Lanerossi.
A due giorni da quest'ultima azione i tedeschi scatenarono le belve del 263 Ost Battalion investendo, nella pedemontana di Schio, Ponte Croce, Enna e Vallortigara.
La Garemi non era stata intimidida dalla ferocia della puntata a Vallortigara e il 19-20 Giugno la Stella attaccò le cinque centrali elettriche (sostanzialmente i punti di arrivo delle condotte d'acqua) che alimentavano la Marzotto. Al di là dell'importante valore militare di questa azione l'arresto della produzione nella grande fabbrica faceva vedere agli oltre 5000 operai che sui monti vi erano formazioni in armi che non si nascondevano, che erano all'attacco e che controllavano il territorio.
A fine giugno una pattuglia della Stella attaccò un camion tedesco alla Ghisa di Montecchio, Morirono un tedesco e un partigiano, un altro partigiano rimase gravemente ferito.
Era l'occasione che il tedeschi aspettavano per dare inizio alla controffensiva che iniziò ripulendo Valdagnodagli antifascisti più noti (I sette martiri) e proseguendo con un reastrellamento sulla dorsale Agno-Chiampo che investì Marana e le contrade circostati. Come detto l'azione era rivolta contro la popolazione civile: si colpiva con il mortaio e proiettili incendiari le case e/o i rastrellatori buttavano nelle stesse bombe a mano incendiarie. Dei particolari di questa prima azione di rappresagli si darà conto in altro documento