Metto questa pagina in questo sito in attesa si trasferirlo al portale sui partigiani veronesi.
I fatti.
I Fascisti avevano preso Giovanni Roveda, segreterio della Camera del Lavoro di Torino e membro del Comitato Centrale del PCI, fin dal 1926 e condannato a 20 anni e 4 mesi di carcere che cominciò a scontare nel penitenziario di Portolongone.Scarcerato il 14 marzo del 37 grazie a un riconteggio della pena fu di nuovo incarcerato "per mancanza di revvedimeto" e condannato al confino dove rimase fino al marzo 43 quando, durante una visita alla moglie malata, fuggì. Date le assolute ristrettezze in cui viveva nella clandestinità perse, per la fame, ben 40 kg.
Dopo l'8 settembre si trasferì a Roma e assieme a Bruno Buozzi (Socialista) e Gioacchino Quarello (DC) ricostituì l'organizzazione sindacale (allora unitaria).
I suddetti si presentarono a Badoglio come i sostituti delle organizzazioni sindacali fasciste e ne chiesero beni e proprietà, oltre ad avanzare richieste economiche e politiche, la più importante delle queli era la liberazione dei detenuti politici ancora incarcerati. Con gli industriali la niova organizzazione sindacale stese un accordo che ripristinava le norme soppresse dal fascismo, in particolare l'elezione delle commissioni interne nelle fabbriche.
Nel dicembre 1943 fu arrestato dalla banda Koch e trasferito nel carcere di Verona. Fu, per certi aspetti la sua fortuna perchè arrestarono anche Buozzi che venne dtenuto e torturato in via Tasso a Roma e ucciso alla "storta" durante la fuga dei nazifasciti da Roma.
Buozzi era per i fascisti un prezioso ostaggio e più folte tentarono di far uscire, a suo nome, false direttive sindacali i falsi giudizi su scioperi e iniziative sindacali nelle febbriche.
Che Roveda fosse destinato a mort se non era liberato era una certezza; si mise quindi in atto una azione gappista per liberarlo. Roveda aveva accettato il proprio destino e non voleva essere liberato in quanto sapeva che questo avrebbe scatenato una scia di sangue dietro di lui e raccomandava alla moglie, in contatto con i partigiani veronesi, di non prestarsi a questa azione che invece avvenne. Infatti, non fu riconoscente di questa liberazione ai partigiani veronesi, come si lamentò in alcune interviste all'Arena di Verona uno dei protagonisti, Emilio Moretto detto Bernardino. Lo stesso Moretto riconosce in questo assalto il forte segnale politico e di rivolta.
Dal carcere di Verona non era mai fuggito nessuno, nemmeno i fascisti del 25 luglio che pure avevano numerose complicità. Il compito di sfatare quel mito fu affidato ad un gruppo di giovani veronesi, appartenenti ai Gap cittadini – Gruppi d’azione patriottica: Berto Zampieri, Lorenzo Fava, Emilio Moretto, detto “Bernardino”, Danilo Preto, Vittorio Ugolini, oltre ad Aldo Petacchi.
Dopo una serie di tentativi, andati a vuoto, l’evasione avvenne il 17 luglio 1944 quando, attorno alle 18,30, i gappisti entrarono nel carcere scaligero, disarmarono le guardie, tagliarono i fili del telefono e portarono fuori dalla prigione Giovanni Roveda. Terribile il succedersi degli eventi: dall’interno del carcere, il direttore e le guardie iniziarono a sparare sui gappisti e sulla loro macchina.
A quel fuoco, s’aggiunse anche quello proveniente dagli spari, effettuati dall’esterno. Furono colpiti lo stesso Roveda, Moretto, Fava e Preto, i quali ultimi, poi, dovettero, pur in quelle condizioni, scendere dall’automobile, che non riusciva a mettersi in moto, per farla ripartire a spinta, sotto il grandinare dei proiettili. Scaricato Roveda a casa di Attilio Dabini, la macchina proseguì verso Porto San Pancrazio, dove Moretto fu costretto ad abbandonarla, per andare a cercare soccorso per i suoi compagni, gravemente feriti, che lasciò in macchina. Una serie di contrattempi impedì di tornare in tempi brevi, quando giunsero i soccorsi – ormai all’alba del 18 luglio, era già sparita ogni traccia.
Preto morì la sera del 17 luglio, pochi minuti dopo la cattura da parte della Guardia Nazionale Repubblicana. Fava, invece, catturato ed a lungo torturato, riuscì a non parlare per circa un mese, ma, nel frattempo, s’addossò la responsabilità d’una serie d’attentati, avvenuti nel Veronese, favorendo, in tal modo, la liberazione degli ostaggi, che i tedeschi avevano imprigionato per ritorsione.
Il 23 agosto, l'eroe Lorenzo Fava fu fucilato ed il suo corpo venne portato – anonimo – nel cimitero di Verona. Solo in occasione del primo anniversario della liberazione, ci si rese conto che il cadavere inumato, undici mesi prima, era il suo.
Giovanni Roveda, dopo l’evasione dal carcere, tornò a Torino e riprese la lotta per la liberazione. Liberata Torino ne fu nominato sindaco
Roveda morì all’età di 68 anni, a causa d’una flebite, causata da una pallottola, rimastagli in corpo, mesi prima… “L’audace assalto al carcere degli Scalzi” è citato nella motivazione, con la quale, il 5 ottobre 1993, il Presidente della Repubblica ha concesso al Comune di Verona la medaglia d’oro al Valor Militare.
Il 17 Luglio 2022 è stata commemorata l'azione con Landini come oratore, potete vedere e sentire il suo discorso nel video allegato.
Alcune consideraioni:
Vi invitiamo a leggere questa nota del De Bosio che fu sovrintendente dell'Ente Lirico Arena, sceneggiatore cinematografico a cui dobbiamo il film "il terrorista" con G.M. Volontè De Bosio