Non c'era alcuna disposizione superiore ne' furbizie burocratico amministrative, ma all'indomani delle liberazione tutte le donne che avevano combattuto o partecipato in altro modo alla lotta armata furono inquadrate nel battaglione "Amelia", dal nome di battaglia di Cornelia Lovato caduta il 28 Aprile 1945.
Fu una scelta felice perchè il comando della Stella era oberato da innumeri compiti (nominare la amministrazioni, dare la caccia ai fascisti, rapportarsi con gli alleati) che dare un responsabile e una struttura alle quasi 200 donne che avevano combattuto era una una operazione opportuna.
Per quanto la costituzione del battaglione sia stata una operazione immediatamente successiva alla liberazione (vedasi la data della morte di Amelia) rispecchiava comunque una realtà di fatto.
E' opportuno segnalare che il promotore dell'iniziativa (il solito Catone) dimostrava di avere una visione dell'autonomia della donna ben più che avanzata: fino a qual momento la donna, anche la donna combattente, era vista come un complemento all'uomo (moglie, vedova, figlia, sorella di altri partigiani, al massimo come nucleo ristretto semiclandestino (i gruppi di difessa della donna). Non solo: dichiarando e mostrando le partigiane organizzate la Stella dava una risposta ferma e dura alle voci già diffuse durante le lotta che vedeva nelle partigiane le puttane delle bande.
Come sempre le nomine avvennero per cooptazione; la democrazia non era ancora stata organizzata e forse impossibile in quei tempi brevi. Vennero quindi nominate comandante del battaglione Amelia Flora Cocco (Lea) e Wilna Marchi (Nadia). Flora Cocco era figlia di un eroico caduto della prima guerra mondiale, brillante studentessa (in tutti i documenti si dice che studiava lettere, ma il nipote (Stefano Cocco) mi ha detto invece che studiava fisica) era stata coltivata dal fascismo come organizzatrice della GIL; la morte del fratello durante il rastrellamento della piana l'aveva portata a impegnarsi come pertigiana combattente.
tradita dalla famigerata Katia a cui aveva dato ospitalità venne arrestata il 29 novembre 44. La Katia la indicò come organizzatrice della rete di donne della formazione, vennero trovatti appunti che in qualce modo confermavano la versine della Katia e Lea venne ferocemente torturata "Dal visonà mi furono messe le mani nel torchio che venne stretto dallo stesso Visonà. Ebbi la mascella logata da un pugno datomi dal Lora" (testimonianza al processo ai brigatisti neri).
Le donne del battaglione Amelia che i primi di maggio erano ancora in grado di reggersi in piedi e presenti nella zona di valdagno (perchè molte erano state trasferite al campo di concentramento di Bolzano o erano convalescendi delle percosse e torture) parteciparono alla sfilata allo stadio dei fiori (prima foto) e alla cerimonia per onorare i 7 fucilati (seconda foto). Erano state "militarizzate" assegnando loro una giacca a vento di quelle paracadutate dagli alleati.
Le donne di Recoaro arrivarono a Valdagno su un caro da fen tirato da un ronzino che perfino i tedeschi in ritirata evavano rifiutato
Con ciò si conclude la nostra storia, ma non quella di queste eroiche donne
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