Brigata Nino Stella

Eroi della resistenza nel vicentino

Con l'autunno cominciarono a cadere le foglie, il mais divenne giallo e dopo poco sarebbe stato tagliato per farne lettiera per le vacche, la pioggia cominciò a cadere e il freddo a farsi pungente.
La vita dei partigiani sempre in cammino e il riposo nei fienili o nei boschi divenne in tal modo impossibile.
Non ci fu una direttiva scritta da parte dei comandi, ma tutti si affrettarono ad organizzarsi per avere dei rifugi dove passare l'inverno. Una certa esperienza c'era, derivate dalla prima guerra mondiale quando migliaia di disertori si erano nascosti; chi aveva fatto la guerra in Jugoslavia aveva visto qualche nascondiglio dei partigiani titini.
Con lena si cominciarono a scavare tane, chiamate bunker o busi. Questi dovevano rispondere ad alcuni criteri:
- vicino a case contadine da cui attingere acqua e cibo, le famiglie di tali case dovevano essere completamente affidabili. Non solo: dovevano essere affidabili anche i vicini, per simpatia o sotto minaccia. Lo scavo di 8-10 mc di terra non poteva avvenire completamente di nascosto e la terra rimossa doveva essere portata lontana con le carriole.
- con accessi facilmente mimetizzabili, facili da aprire o chiudere. Vennero a tale scopo ampiamente fruttate la masiere, ossia i muri a secco che in collina delimitavano e contenevano i campi. 
- prevedendo l'uso di cani nella ricerca molte vennero poste vicino alle concimaie, talchè l'odore del letame coprisse quello delle persone. Dopo qualche mese di permanenza nei busi spesso l'odore non era distinguibile
- le dimensioni erano tali da ospitare 5-8 persone; in pianta 2m x 3m, altezza 1.5 m.
- nessun riscaldamento, nessun servizio igienico (si usavano tinozze)

All'epoca non esistevano i nostri comuni teli di nylon, si era fortunati se ci si procurava della tela catramata per impermeabilizzare le copertura che, di solito, era costituita da assi grezze. Questo significava che nel buso pioveva dentro. Con la neve la situazione era peggiore perchè si doveva evitare di lasciare tracce e, come disse Wally in una intervista, quando la neve si scioglieva le coperte erano zuppe e si strizzavano ogni tanto.
Il Tar (che non è parte della Brigata Stella) per sventare un tradimento, si fece passare per morto e si seppellì in un buco personale per tre mesi. Successivamente raccontò che con una lunga pioggia il suo buco si riempì lentamente d'acqua fino ad arrivargli alle ginocchia.
Era di conforto l'assistenza dei contadini della casa vicina che qualche volta fornivano un mattone riscaldato al fuoco del focolare avvolto in qualche vecchia coperta.

Cliccando l'immagine sottostante venite rimandati a un video del 45 che mostra un reale ingresso di uno dei bunker

Per quattro mesi fu fame nera, freddo terribile. I partigiani dovettero uscire dai bunker per procurarsi da mangiare e fuori c'erano le belve fasciste che  li aspettavano. Ogni notte la Brigata nera, quando non era occupata a torturare, percorreva silenziosa le colline aspettando la possibile uscita dei combattenti della libertà. Nella zona della Stella vi fu un solo caso di spionaggio che portò alla caduta di un rifugio, quello della La strage dei Grilli.

Al comando della Garemi era del tutto estranea la concezione attendista della guerriglia, aspettare il momento buono, e rovescio il concetto di bunker coe nascondiglio in quello di avamposto di attacco; il 17 marzo 1945 emise una complessa direttiva in esecuzione degli ordini alleati che, per i bunker indicava:

Dobbiamo cioè sfruttare con tutti i mezzi possibili ed immaginabili, il disagio e l’incertezza, che sempre più invado­no l’animo dei nostri nemici. In tal modo reagiremo adeguatamente all’offensiva materiale e morale con cui essi vorreb­bero schiacciarci. 
Con ciò non intendiamo, dire che dovrà essere iniziata una guerra vera e propria, cioè delle azioni in grande stile. Sarebbe un grave errore che porterebbe ad un rapido esaurimento dei nostri mezzi, e porterebbe in grave pericolo le nostre formazioni.
SARA’ LA PATTUGLIA AGILE ED INSIDIOSA CHE DOVRÀ’ AGIRE, FULMINEA NELL’ATTACCO, RAPIDA NEL RITIRARSI.
Ma coll’intensificarsi e l’ampliarsi della guerriglia noi dobbiamo adottare le opportune misure di sicurezza. Indubbiamente per quanto potrà essere stordito e terrorizzato il nemico tenterà di reagire, anche se la sua reazione dovrà disperdersi un po’ dappertutto.
Come sottrarsi ai suoi colpi? Col BUNKER
Bisogna costruire, e poi costruire BUNKERS, dappertutto. Nelle zone in cui potremo spostarci, lungo le vie di comunica­zione nei punti più favorevoli alle imboscate, ecc. ecc. Da questo momento
IL BUNKER DOVRÀ’ COSTITUIRE NON SOLO UN ELEMENTO PASSIVO DI DIFESA, MA ANCHE UN ELEMENTO ATTIVO DI LOTTA.
DOVRÀ’ ESSERE LA TRINCEA DA CUI SPICCARE L’ASSALTO ADDOSSO AL NEMICO; POI IL RIFUGIO IN CUI PRONTAMENTE CI OCCULTEREMO.
Così il nemico non saprà chi lo attacca e da dove viene attaccato, non saprà contro chi reagire; il suo terrore aumen­terà e la sua reazione sarà vana.
Ed il BUNKER dovrà essere costruito anche quando spunteranno le foglie, il nemico non deve pescarci; ma dovrà esse­re sempre beccato dal nostro piombo.
La nostra parola d’ordine dovrà essere: “IL BUNKER SIA NON SOLO IL RIFUGIO, MA LA FORTEZZA DEL PARTIGIA­NO”
Ma i Bunkers bisogna costruirli bene, in modo che il nemico non li possa scoprire; bisogna preparare in essi scorte di viveri, di acqua, di munizioni e di esplosivo, per modo che, se costretti, vi si possa rimanere per un certo periodo. Così attrezzati essi potranno anche servire come piccoli depositi per il rifornimento di munizioni e di esplosivo sul luogo stesso dell’azione.
Noi siamo fermamente convinti che un’attività operativa così condotta, potrà rappresentare la migliore preparazione all’AZIONE FINALE, potrà temprare e ravvivare lo spirito combattivo dei nostri uomini. Intensificandosi, ampliandosi, nello sviluppo degli eventi bellici, essa sboccherà NELL’INSURREZIONE NAZIONALE DI TUTTO IL POPOLO.
Una direttiva non sempre facile da attuare, ma che dà il segno della capacità militare del comando Garemi e dell'azione politica e militare per spazzar via ogni ipotesi attndista