Nella notte tra il 25 e il 26 Peter (Capo si Stato Maggiore della Stella) infornò il comando (Iura e Catone) che i suoi uomini avevano appena liberato S. Giovanni Ilarione. Riportiamo il testo della comunicazione
"Qui è nato un vero casino, sono rimasto con soli 20 uomini mentre Corsaro è sceso a San Giovanni dove la guarnigione si è arresa"
I battaglioni Gian dalla Bona e Perseo con il supporto dei componenti della missione americana e con la collaborazione del parroco di Santa Caterina in Villa verso le tre del mattino avevano attaccato il locale presidio tenuto da una quarantina di russi e da alcuni tedeschi che si arresero dopo un nutrito scambio di colpi. San Giovanni fu l'unico centro, di tutta l'area di competenza della Stella ad essere liberato con un conflitto a fuoco.
Prima della liberazione ci furono tuttavia alcuni cruenti episodi.
La mattina del 25 erano arrivati in paese una sessantina di paracadutisti, probabilmente provenienti da Boscochiesanuova e diretti a Schio, Nel pomeriggio 4-5 di questi si erano diretti in contrada Fusa per confiscare una mucca ai Roncari. Una pattuglia del battaglione dalla Bona e del Perseo appostate sulla strada intimarono ai paracadutisti di arrendersi; i tedeschi reagirono e ne scaturì uno scontro a fuoco dove rimase ucciso il partigiano Boia (Isidoro Confente). Nello scontro Silvio Roncari aggredì un tedesco cercando di disarmarlo. Mentre i due stavano lottando il diciassettenne Mario Roncari accorse in aiuto al padre, sottrasse la pistola al tedesco e lo uccise.
La reazione della pattuglia tedesca fu immediata e terribile: incendiarono la contrada Fusa, poi costrinsero i fratelli Antonio e Angelo Sartori, Cornelio Lovato e Pacifico Tonin a caricare il corpo del tedesco su un carro e a tirarlo fino al paese. Nel frattempo i paracadutisti rimasti in paese avevano concentrato in piazza una cinquantina ci cittadini assieme al parroco minacciando di ucciderli tutti.
Appena il carro con il morto arrivò in paese Lovato, Tonin e Angelo Sartori furono messi al muro e fucilati; Antonio Sartori riusciva a scappare.
A quel punto il parroco, don Antoniol, per evitare una carneficina, si offrì di andare dai partigiani per ottenere una tregua. Il comandante tedesco diede un'ora.
Salito nei boschi sopra Fusa il parroco incontrò Corsaro, comandante del Gian dalla Bona e Adria comandante del Perseo assieme al graibaldino Tom Mix (Italo Bicego) ai quali spiegò la gravità della situazione. Corsaro scrisse una comunicazione al comandante tedesco in cui garantiva libero passaggio ai tedeschi a patto che deponessero le armi e che gli ufficiali si consegnassero prigionieri. Erano condizioni che i tedeschi non avrebbero mai accettato.
Ad ogni modo tornato disperato al paese don Antoniol vide che i fallschirmjager avevano rinunciato alla rappresaglia e stavano per lasciare il paese dove rimanevano una quarantina di russi che facevano parte della precedente guarnigione, alcuni soldati tedeschi e il loro comandante.
Don Antoniol tornò subito da Corsaro e Adria per informarli della mutata situazione. I due comandanti, assieme a due agenti americani, decisero di scendere in paese dove circondarono il presidio; il comandante tedesco fu arrestato verso le 23 da Adria.
Da quel momento cominciò una estenuante trattativa per convincere i russi ad arrendersi; facevano ostacolo alla resa i corpi caldi dei fucilati.
Verso le tre del mattino del 26 l'intesa fu trovata.
Tuttavia mentre la delegazione trattante si dirigeva verso il presidio qualcuno dei russi (o dei tedeschi) perse la testa e aprì il fuoco. A seguito di questo scontro non ci furono altri morti e all'alba del 26 aprile veniva innalzata la bandiera italiana assieme a quella americana.
Liberato il paese i partigiani si diressero verso Montecchia di Crosare dove si trincerarono come posto di blocco. Il posto di blocco funzionò a meraviglia percè i tedeschi che si avvicinavano, ignorando la reale consistenza dei partigiani, tornavano indietro fino alla statale 11.
Alla sera dei venerdì 27 aprile giunse notizia che stavano arrivando gli americani; Peter, Adria e Vento (Renato Cremasco) scesero a Monteforte d'Alpone dove incontrarono i diavoli blu delal 88^ divisione diretti verso vicenza che furono molto felici di sapere di avere il fianco sinistro libero da tedeschi.
Sotto il centro, sostanzialmente immutato, di San Giovanni