Dopo il pesante rastrellamento del 9 settembre la Brigata Stella si trovava in gravissima crisi. Il battaglione Brill era stato il più colpito, non solo per l'elevato numero di caduti, ma per la distruzione delle contrade della dorsale Agno Chiampo dove aveva trascorso l'estate e dove aveva una serie di presidi di allarme in grado di avvertire degli agguati della Brigata Nera. Venivano inoltre a mancare le basi logistiche: le stalle e le famiglie sempre disposte adividere le madre risorse con i patrioti.
Era inoltre disarticolato il sistema di comando della brigata stessa, perchè il battaglione Romeo nella zona di Recoaro era sostanzialmente intatto, la formazione di Furia e Spivak sulla dorsale Agno-Schio era ancora forte, le pattuglie inviate in pianura continuavano ad operare, ma mancava del tutto il coordinamento tra queste realtà attive.
Nella Lessinia Marozin prese la decisione di sciogliere la Pasubio e in 19 si diressero a Milano inserendosi negli organici delle Brigate Matteotti con cui combatterono fino alla Liberazione.
La medesima ipotesi fu valutata da Iura (comandante).
L'indecisione e lo smarrimento non durarono più di due settimane: il 26 settembre Alberto convocò i comandanti della Stella, lui era assente, ma era presente Lisy (Lino Marega) commissario politico della Garemi. Le direttive furono chiare: riorganizzare e ricostituire; congedare i partigiani disarmati e non compromessi; restringere il gruppo attivo, ma riallacciare i contatti tra le pattuglie, verificare a questo scopo quante e quali staffette erano rimaste (tutte! le cadute avvennero per spionaggio circa 40 giorni dopo).
La decisione più importante fu di rinunciare a ogni concentarmento in zone delimitate, ma spezzettare le formazioni in distaccamenti o pattuglie che si sarebbero sparsi sul territorio. Si tornava, per certi aspetti alla guerriglia di movimento del marzo aprile; verificare le basi fedeli costituite per lo più da cascinali in cui le famiglie avevano uomini tra i partigiani.
Venne anche data la direttiva di costituire piccoli nuclei di sabotatori che dovevano tenere e conservare esplosivo e imparare ad usarlo. Operazione quest'ultima tutt'altro che facile dato che non vi erano zone in cui far le prove. Gli stessi gruppi dovevano individuare o realizzare fornelli di mina sui ponti, lungo la ferrovia (Vicenza-Recoaro e Montebello-San Giovanni Ilarione)
Non vi sono documenti ma è sicuro che in questa riunione venne data la direttiva di costituire dei rifugi (i famosi bunker). Dal punto di vista operativo questa era una direttiva relativamente facile dato che vi era l'esperienza dei disertori della prima guerra mondiale e di alcuni che avevano disertato i bandi della Repubblica di Salò pur senza aderire al movimento partigiano.
Vennero incaricati partigiani fidati di contattare le famiglie dei dispersi per fornir loro riferimenti precisi a cui rapportarsi.
Valutato a distanza di anni questo incredibile lavoro ebbe uno straordinario successo; una formazione che i nazi-fascisti credevano annientata in meno di due mesi roiscì aricostituirsi. Era certo, per il battaglione Brill, una formazione ben diversa dai 400 uomini, metà dei quali disarmati, che erano stati colpiti il 9 settembre, stime valutano che a passare l'inverno nei busi non erano più di un cebtinaio, ma questi, al momento finale erano ben più che scorze dure temprate dalla lotta, erano quadri con eccezionali capacità militari
Nalla Foto Lino Marega (Lisy)