Si riporta da "Sempre con la morte in gola"
Fuggiti i tedeschi rimanevano i fascisti. La maggior parte furono arrestati e rinchiusi in carceri improvvisate a villa Masci a Valdagno e all'albergo "Giardino" di Recoaro. Non venne invece arrestato alcuno dei podestà e dei commissari prefettizi della valle dell'Agno e del Chiampo. Segno questo che in fvsta della vittoria finale i partigiani avevano già concluso qualche accordo. A Brogliano e a Castelgomberto ci fi addirittura un regolare passaggio di poteri tra le amministrazioni fasciste e i nuovi nominati dai CLN.
Tuttavia le torture e i massacri non potevano essere dimenticati; i battaglioni della Stella giustiziarono tra il 30 aprie e il 23 maggio 19 fascisti.
A Valdagno il 30 aprile si procedette alla fucilazione con gran festa di popolo di tre ferocissimi assassini e torturatori: Emilio Tomasi, Italo Caovilla e Luigi Andrighetto. L'esecuzione fu decisa congiuntamente dal CLN locale e del Comando della Brigata Stella.
Come tutti gli omicidi nel dopoguerra fu passata al vaglio della corte d'assise che la giudicò perfettamente legittima.
Questa esecuzione rafforzò le diposizioni di Catone che non avvenissero vendette personali e che tutti i fascisti fossero giudicati dal comando della brigata; ciò liitò le vendette e le chiuse evitando quello che successe a Schio.
Il 4 maggio fu giustiziato ai Facchini il brigatista nero Giovanni Visonà, responsabile del martirio del dott. Gianattilio Dalla Bona (Gian), sempre con l'avvallo del CLN fu giustiziato il 7 maggio il brigatista nero Saverio Lora. Fu una decisione esclusivamente del comando della Stella l'esecuzione di Girolamo Ronchi per vendicare la morte di Luciano Urbani "Cerino".
A Recoaro non si ebbe alcuna esecuzione pubblica ma 12 fascisti vennero giustiziati. Tra questi l'ing Brosi e suo figlio luigi, responsabile dei lavori della Todt e ritenuto colpevole delle deportazioni in Germania. Complesse e non del tutto note furono le vicende che portarono all'eliminazione del cosiddetto gruppo Maestrini: alla fine di aprile i partigiani di Vali di Pasubio avevano catturato dieci persone quasi tutte appartenenti al 619 comando provinciale della GNR di vicenza. Sembra che il gruppo, oltre a portarsi dietro la cassa propria, avesse prelevato 10 milioni di lire dalla Banca d'Italia e che per le difficoltà sorte lungo la fuga avesse nascosto il bottino in luogo sicuri.
Non sappiamo se l'episodio del furto fosse vero, non sappiamo se avessero offerto il bottino in cambio della propria salvezza, fatto sta che portati a Rovegliana furono uccisi il 21 maggio all'interno di una grotta il cui ingresso venne fatto saltare.
Nel dopoguerra i soldi di cui si chiacchierava non saltarono mai fuori e nessuno degli esecutori mostrò di essersi arricchito. Non è da escludere che il battaglione Romeo che agiva con notevole autonomia rispetto al comando di brigata abbia temuto reazioni severissime o, quantomeno, la mancata copertura dei fatto da parte di Catone con le conseguenze che potevano derivare e abbia tentato di nascondere l'esecuzione.
L'ultimo ad essere ucciso fu il dott. Drusini di Cornedo il 23 maggio; ragione dell'omicidio pare sia stata la mancata assistenza a un ferito da parte del Drusini. L'omicidio fu subito giudicato un delitto da Iura e Catone