Il rastrellamento colpì quasi esclusivamente il battaglione Brill; la botta fi pesante con quasi cinquanta morti (su un organico complessivo di 400 uomini), ma soprattutto con l'incendio delle contrade della dorsale Agno-Chiampo venne a mancare il supporto logistico.
Il Romeo non ne risentì molto, ma essendo sia il comando che il commissario politico della Stella presso il Btg Brill per quasi un mese venne a mancare la direzione della brigata. I recoaresi, da sempre fieri e testardi autonomisti non se ne fecero un problema.
Diverso fu l'atteggiamento degli altri tre battaglioni.
Il Tordo fu investito da manovre che volevano staccarlo dalla Garemi per costituire il battaglione Rosselli collegato ai socialisti e al partito d'azione.
Il battaglione Berici, essendo anche stato promosso da Pino e da questi seguito, dal momento dell'impiccagione di Pino si trovò in difficoltà di collegamento e in carenza logistica e si rivolse al CLN della bassa padovana concludendo brillantemente la guerra come parte della divisione Sabatucci.
Particolar è la storia del Cocco. Il Cocco coincideva con il suo comando formato da Furia e Spivak. Il rastrellamento della Piana non gli investì e non produsse nel battaglione particolari difficoltà, ma in un rastrellamento tra il 30 novembre e il 2 dicembre Furia e Spivak sono uccisi. Il battaglione passa sotto la guida di Lionzo Lorenzo "Bedin" che a sua volta viene ucciso il 6 febbraio 1945.
Intanto la Stella si è ristrutturata.
In un primo tempo si pensò si sciogliere il battaglione Brill date le perdite e le difficoltà. Fu la ferma decisione del comando della Garemi a conservare il battaglione con il suo commissario politico (Catone). Si decise che i partigiani meno compromessi si presentassero alla Organizzazione Todt per lavorare alle fortificazioni di giorno e sabotarle di notte (Vittorio de Cao raccontà allo scrivente di aver fatto saltare il ponte sull'Alpone camminando di notte nell'acqua gelida); altri si sarebbero spostati verso la Lessinia a coprire l'area lasciata libera dalla fuga della Pasubio di Marozin.
Dopo l'incontro con la missione Grandand il comando della Garemi procedette alla ristrutturazione dell'organizzazione e dei comandi che avvenne il 22 marzo 1945 a Bosco di Marana. Iura fu confermato comandante con l'aiuto di Catone come commissario politico. Il vicecommissario Giovanni Dusi (Gems/Francesco) era già passato a ricoprire l'incarico della zona montana della Garemi e fu sostituito da Cita (Emilio Pozza) tornato dalla pianura dove era comandante del battaglione Pianura. Luciano Rizzi Peter venne aggregato al comando brigata come capo di stato maggiore.
Vennero poste le basi per la costituzione di due nuovi battaglioni nelle valli dell'Alpone e dell'Illasi: il Gian Dalla Bona con comandante Giuseppe Zelindo Corsaro e Commissario Pietro Niselli Vestone e il Perseo con comandante Agostino Fresco Castello e Commissario Fernando Barbuiani Adria
Al momento della liberazione la Stella era articolata sui seguenti battaglioni.
In contemporanea il comando della Garemi suddivideva con le forze autonome le zone di intervento. Alberto alla fine si acconciò a lasciare alle formazioni cattoliche, mazziniane e socialiste il peso maggiore in pianura o all'imbocco delle vallate. Da un lato fu una scelta realistica in quanto il sistema di comando/controllo della Garemi era piuttosto scarso in questi territori, dall'altro l'esperienza della guerra di Spagna acquisita da Alberto gli suggeriva di tenere saldo il nucleoo retrostante delle proprie forze (battaglioni Brill e Romeo) per tenere i passi montani e lasciare che gli autonomi svogessero il ruolo di avamposto per lo scontro con le truppe tedesche che prevedibilmente sarebbero arrivate dalla ritirata dal fronte apenninico
I combattenti di questi battaglioni, temprati da un anno di guerra feroce, saranno i quadri che dirigeranno centinaia e centinaia di altri combattenti armati con gli Aviolanci in vista dell'insurrezione o con le armi prese al nemico.
Nell'immagine combattenti del Leo