Brigata Nino Stella

Eroi della resistenza nel vicentino

6 febbraio 1945: Priabona di Monte di Malo (Prelessini Orientali).

La vittima.
- Lorenzo Lionzo “Bedin” di Carlo, da Malo, cl. 09; partigiano del Btg. “Cocco”- Brigata “Stella”.

I fatti.
Lorenzo Lionzo “Bedin” è uno degli ultimi componenti ancora in vita della pattuglia “Furia-Spivak”, il Btg. “Cocco”, dipendente gerarchicamente dalla Brigata “Stella”, ma di fatto operante in modo autonomo. Il battaglione era stato fortemente colpito  dal rastrellamento di rappresaglia per l'uccisione del capitano Polga. Il Comandate e il commissario (Furia e Spivak erano stati uccisi)
La notizia che il Bedin si trova a Priabona, portata da un giovane del posto, raggiunge a Malo il tenente Crescenzio Siena della GNR il quale, seguito da due militi (Armando Ceccato e Paolo Marinoni) e da un autista tedesco, sale a Priabona e colpisce alle spalle il “Bedin”. Il partigiano, nonostante le ferite al torace, riesce a raggiungere il Mulino Fochesato dove stramazza a terra. Raggiunto dai militi è finito con una bomba a mano.
Secondo Ugo De Grandis, a “Bedin” viene tesa un’imboscata da alcuni militi della GNR di Malo, all’interno del negozio a Priabona dei coniugi Marchioro, e ritiene che la sua eliminazione sia istigata almeno da un componente del CLN di Malo, all’interno di un conflitto più ampio tra elementi politicamente diversi della Resistenza.
Infatti, l’inchiesta dei Reali Carabinieri di Malo, condotta all’indomani della Liberazione, porta alla scoperta del contesto in cui è maturata la soppressione di “Bedin”, operata materialmente dalla GNR, ma su istigazione di almeno un componente del CLN di Malo, che in quegli stessi mesi aveva tentato più volte di sopprimere lo stesso Comandante della Brigata “Ismene”, Ferruccio Manea “Tar”.
Uno dei membri del CLN, Gaetano “Nello” Marchioro, cl. 05, è incarcerato assieme a Marinoni e Ceccato con l’accusa di collaborazionismo, essendo emerse le sue responsabilità dirette nell’aver più volte richiesto l’uccisione del partigiano e architettato la mortale trappola.
Mentre il ten. Siena è giustiziato nei giorni della Liberazione di Schio. Malgrado le evidenze, nell’ottobre ’45 i tre sono scarcerati per “insufficienza di prove”, ma nove anni più tardi il caso viene riaperto. Nell’aprile del ’54, in piena offensiva giudiziaria anti-partigiana, Ceccato e Marinoni sono nuovamente arrestati: la nuova inchiesta condotta dalla magistratura vicentina chiarisce in modo inequivocabile la promiscuità esistente tra GNR e CLN di Malo, che avevano individuato come obiettivo comune i partigiani garibaldini, contrari a qualsiasi trattativa con i nazi-fascisti.
Processati nel dicembre del ’54, i due militi sono definitivamente assolti “per manifesta infondatezza della denuncia”, mentre Gaetano Marchioro, che ha parlato al dibattimento solo come teste, non è sottoposto a giudizio: una sentenza che rispecchia pienamente il clima politico e giudiziario dell’epoca.

Il 24 ottobre 2020 è stata ricollocata la lapide sul luogo della morte di Lorenzo Lionzo "Bedin"



I nazi-fascisti coinvolti:
- Presidio di Malo della GNR
- Crescenzo Siena, Armando Ceccato, Paolo Marinoni. 

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