Il bombardamento alleato del comando tedesco non fu una azione partigiana, ne' fu con questi concordato. Tuttavia ebbe notevoli conseguenze perchè a seguito del bombardamento le truppe di stanza a Recoaro si apprestarono a lasciare il centro termale.
Recoaro era stata scelta come sede del comando supremo tedesco dopo il crollo della linea Gustav perchè ottimamente servita da una linea ferroviaria e dotata di fonti di energia elettrica e di alberghi che potevano alloggiare una numerosa guarnigione.
Il comando fu collocato presso le fonti, ossia il complesso termale. Venne costruita una galleria che fungeva da bunker. I tedeschi non lo sapevano, anche se forse lo immaginavano, ma erano tenuti costantemente sotto osservazione dagli uomini del battaglione Romeo della Stella che riferivano costantemente alle missioni alleate dotate di radiotrasmittente. Alexander e Clark non ebbero mai problemi simili.
Il bombardamento si inquadra nelle più complesse trattative che i tedeschi avevano avviato per la resa; ormai la funzione di comando del sito di Recoaro si era ridotta stante l'allontanamento di Kesselring un mese prima chiamato d'urgenza da Hitler a dirigere il fronte occidentale della Germania. IL suo posto era stato assunto da Erich von Vietinghoff-Scheel.
Il fronte della Gotica era ormai stato sfondato e il 20 aprile von Vietinghoff emana l'ordine nebbia d'autunno, ossia la ritirata generale della 10^ e 14^ armata e di tutte le truppe a presidio delle grandi città verso la La linea blu ossia il ridotto alpino. Nel frattempo il generale Wolff, comandante delle SS, ma grande opportunista, aveva avviato in Svizzera con i servizi segreti americani le trattative per una resa generalizzata di tutte le truppe tedesche in Italia.
Quanto riportato di seguito è tratto dalla ricerca del prof. Dal Lago
Dopo il fallimento dell'offensiva tedesca nelle Ardenne (dicembre 1944) le sorti della guerra in Europa erano definitivamente segnate. Lo stesso Hitler se ne rese conto e per questo dette ordine di fare terra bruciata sia in Germania sia nei paesi occupati. Se eseguito, l'ordine avrebbe causato la distruzione dell'apparato industriale dell'Italia del Nord.
Molte autorità tedesche, civili e militari, operanti in Italia compresero l'assurdità di tale ordine a guerra praticamente perduta. Ma capirono anche che esso dava loro in mano una carta importante, da giocarsi subito, con realismo e spregiudicatezza: infatti la salvezza delle industrie della Valle del Po nonché dei porti di Genova, Venezia e Trieste poteva diventare preziosa materia di trattativa e di scambio con gli alleati, con i quali si ricercarono subito intese segrete.
Nacque così, ai primi di marzo del 1945, l'operazione Sunrise, che ebbe come protagonisti da un lato il capo delle SS in Italia Karl Wolff e dall'altro Allen Dulles, dell'OSS operante in Svizzera. Sunrise avrebbe dovuto garantire la salvaguardia degli impianti produttivi e, contemporaneamente, provocare la resa anticipata delle truppe tedesche in Italia.
Wolff, per fare questo, aveva bisogno dell'assenso dei militari e in particolare del generale von Vietinghoff, che proprio il 10 marzo era subentrato a Kesselring nel comando del Gruppo d'Armate C. Il capo delle SS, pertanto, andò più volte a Recoaro per convincere von Vietinghoff della necessità della resa, soprattutto dopo il 9 aprile, quando iniziò l'offensiva finale alleata. I suoi sforzi, tuttavia, non approdarono a nulla. Von Vietinghoff, terrorizzato dalle possibili conseguenze del suo gesto, rifiutò di arrendersi (tuttavia, non dette l'ordine di fare terra bruciata nei territori occupati dalle sue truppe).
Poiché da Recoaro non veniva alcun segnale di resa, il 19 aprile gli alleati archiviarono l'operazione Sunrise, tanto più che essi stavano ormai dilagando nella pianura padana ed erano a poche decine di km dallo stesso Quartier generale di von Vietinghoff.
Perché dunque trattare ancora? Infatti il giorno dopo, 20 aprile, il Quartier generale tedesco fu l'obbiettivo di un attacco aereo violentissimo, portato da trentasei aerei americani.
Il comando della 12ª MATAF già ai primi di ottobre del 1944 aveva ordinato di fare alcune ricognizioni aeree nei giorni 9, 12, 13 e 15 dello stesso mese. Esse furono effettuate dal 3° gruppo di ricognizione fotografica sopra il Quartier Generale a Recoaro Terme - F 842833, nel raggio di due miglia. Si poterono così rilevare i dettagli logistici delle strutture e degli apparati di difesa predisposti da Kesselring nell'area delle Regie Fonti.
Infatti, proprio in previsione di incursioni aeree da parte degli anglo-americani, a partire dal luglio 1944 il complesso termale era stato oggetto di imponenti lavori di scavo e di fortificazione: i tedeschi avevano approntato una rete fitta e possente di bunker, ricoveri e trincee paraschegge, oltre a quattro gallerie lunghe complessivamente 450 metri. Il tutto era fornito di impianti elettrici, telefonici e telegrafici, che dovevano assicurare al quartier generale il massimo dell'efficienza nei collegamenti e nelle comunicazioni.
Gli americani, dunque, erano in possesso da tempo di tutte le informazioni per predisporre il piano di attacco nel modo più accurato.
La missione del 20 aprile fu portata a termine da due squadriglie di bombardieri B25-J Mitchell appartenenti alla MATAF (Mediterranean Allied Tactical Air Force).
La formazione di volo era composta da diciotto velivoli, divisi in tre box, che eseguirono sopra le Regie Fonti di Recoaro tre passaggi in rapida successione tra le 12,43 e le 12,44. Furono sganciate 135 bombe del tipo GP (General Purpose) da 500 libbre. Tutte caddero sugli edifici e sui bunker del Quartier generale tedesco che distavano solo qualche centinaio di metri in linea d'aria dal centro abitato, che non venne però mai colpito. In questo senso si trattò di una vera e propria operazione chirurgica.
I B-25J decollarono dal campo di aviazione di Rimini Miramare tra le 11,25 e le 11,35 am. Appartenevano al 340° gruppo bombardieri medi costituito da quattro squadrons e inquadrato nel 57° stormo da bombardamento della MATAF. Sei velivoli formavano la squadriglia n. 487, gli altri dodici costituivano la n. 486.
La formazione era scortata da 18 caccia P-51 Mustang, appartenenti al 31° gruppo caccia dell'USAAF in forza alla 15a Air Force,. I caccia decollarono dalla loro base di Mondolfo (Pesaro), appena a nord di Ancona.
Il punto-obiettivo della missione era identificato in codice con la sigla F-840830 corrispondente al Quartier generale tedesco del Gruppo Armate 'C' a Recoaro Terme. Si trattava di un obiettivo insolito per i B-25J, che l'aviazione alleata impiegava in missioni contro ponti stradali e ferroviari, ossia contro opere strutturalmente e tecnicamente assai diverse dal complesso di edifici e manufatti del compendio termale di Recoaro
Il volo in formazione durò all'incirca un'ora e un quarto e seguì una rotta sud-nord che passava sopra Ferrara, Legnago, San Bonifacio e Thiene, a una quota costante compresa tra i 10.000 e i 10.600 piedi (3000-3500 m.): Le condizioni meteorologiche erano soddisfacenti, con cielo terso e buona visibilità, nonostante alcuni tratti di foschia presenti al livello del suolo. Sopra Thiene ( a nord di Vicenza) una stretta virata a sinistra, in direzione ovest, diede il via alla rapida discesa verso l'obiettivo. Il box di testa, ossia la sezione formata dai primi sei aerei della squadriglia di dodici, sorvolò la zona sud delle Fonti (sotanzialmente provenendo da Valli del Pasubio). Il secondo box (gli altri sei aerei dei dodici) sorvolò la parte centrale del bersaglio. A questo punto le bombe sganciate erano già 87. Con il terzo passaggio, compiuto a distanza di pochi secondi sulla zona nord delle Fonti dai sei bombardieri della squadriglia n. 487, furono centrati alcuni edifici chiave e parte delle difese antiaeree.
I tedeschi furono colti completamente di sorpresa dall'incursione dei B-25J e dovettero lamentare, come ricordato all'inizio, numerose perdite (i documenti indicano un minimo di tre morti e un massimo di 50/60. Quelli accertati furono 11). Anche le vittime tra i civili furono molte, perché 17 operai italiani rimasero sepolti all'interno di una galleria che stavano scavando vicino al bunker del Comando tedesco. Morirono anche altri tre civili. Complessivamente le vittime accertate furono 31.
Il risultato della missione dal punto di vista tattico e operativo fu giudicato dagli americani decisamente positivo, avendo martellato sei o sette costruzioni vitali, il covo del colonnello generale von Vietinghoff e del suo stato maggiore operativo e d'informazione.
Da parte tedesca, invece, si constatò che i bunker strategici erano rimasti praticamente intatti mentre danni assai gravi erano stati inferti a tutte le altre strutture delle Fonti recoaresi, costringendo lo Stato maggiore a ridislocare molti suoi uffici nei centri vicini.
Ma anche di fronte a questo durissimo messaggio degli alleati von Vietinghoff non dette segno di volersi arrendere. Non così Wolff che giocò il tutto per tutto per riprendere il filo dei contatti con gli angloamericani. Infatti egli arrivò a Recoaro alle 10am di domenica 22 aprile insieme con l'ambasciatore Rudolph Rahn e con il Gauleiter del Tirolo Franz Hofer per convincere il Comandante in capo della inevitabilità della resa. Vietinghoff dovette riconoscere che la situazione era disperata. Ma, ancora una volta, non volle assumersi la responsabilità della decisione finale e lasciò che fossero gli altri ad esporsi per primi.
Naturalmente Wolff e Rahn dichiararono subito che era del tutto insensato continuare a combattere. Su questo punto concordava lo stesso Hofer che però insisteva nel porre condizioni politiche, quali l'incorporamento del Tirolo meridionale nella futura Federazione statale austriaca e la garanzia che i confini dello stato austriaco sarebbero stati quelli del 1938.
Wolff spiegò che gli Alleati non avrebbero accettato in nessunissimo caso richieste politiche di qualsivoglia tipo nel contesto delle trattative. L'intervento di Wolff irritò e irrigidì Hofer che subordinò ogni cosa all'accettazione delle sue condizioni. Si era ad un punto morto e, cosa ancora più pericolosa, Hofer poteva abbandonare la riunione e rivelare tutto a Hitler. Consapevoli del rischio che stavano correndo, Wolff e gli altri alla fine si impegnarono ad appoggiare presso gli alleati le richieste del Gauleiter, che dette quindi il proprio assenso alla resa.
Di fronte a questo fronte compatto von Vietinghoff alla fine cedette. Così a Recoaro le massime autorità civili e militari tedesche operanti in Italia decisero all'unanimità di deporre le armi. Erano le 7.25 pm di domenica 22 aprile.
Anche se dovettero passare sette giorni perché l'atto di resa fosse ufficialmente firmato a Caserta, si può affermare che forse mai un bombardamento di B-25J ottenne così tanto in così poco tempo. Infatti il gruppo d'Armate C fu il primo ad arrendersi in Europa, dove le armi tacquero solo il 9 maggio 1945.