Nel documento Eccidio di Borga avete avuto modo di conoscere l'immane rappresaglia.
La sera stessa il comando tedesco di presidio di Valdagno ordinò al Commissario prefettizio di Recoaro, Olinto Randon, che le vittime fossero sepolte antro il giorno successivo senza esequie in chiesa, corteo e suono di campane.
Il vescovo, mons. Zinato, giunse a Borga il mattino dopo e mentre osservava la distruzione della contrada giunse il capostradino con gli ordini del comando tedesco.
Rispose Zinato
"Andate e riferite alle autorità di Recoaro che a Fongara c'è il vescovo e che ai morti comando io, ed in chiesa comandiamo noi. Farò io stesso i funerali"
E così fu.
Chi, nel dopoguerra e ancor oggi a distanza di tanti anni, si chiede come in una provincia a fortissima presenza partigiana e sulle montagne dove i civili avevano rischiato la vita e i beni per proteggere la resistenza la Democrazia Cristiana potesse superare la maggioranza assoluta farebbe bene a riflettere su episodi di questo tipo.
Il coraggio del vescovo Zinato non si mostrò solo nell'eccidio di Borga: il giorno 11 Luglio 44 piombò con la sua macchina nel bel mezzo del massacro di S.Pietro Mussolino (avevano appena ucciso il parroco e incendiato la chiesa). Non si può dire che sia stato ascoltato dai massacratori, ma la sua presenza li distrasse e molti poterono fuggire.