Il 18 Aprile 1944 il Duce emetteva il seguente decreto
Come si vede si prevedeva la pena di morte e la confisca dei beni ai renitenti e a chiunque avesse partecipato all'attività delle bande. La partecipazione non comprendeva solamente la salita in montagna, ma anche il sostegno materiale (viveri e ospitalità) alle stesse bande.
Mentre il reato di sostegno alle bande era di incerta qualificazione e dava pertanto estrema discrezionalità alle numerose polizie fasciste che stavano sorgendo, il decreto esentava dalle pene e dal procedimento penale chiunque si fosse presentato entro le ore 24 del 25 maggio.
La lusinga era forte, ma altrettanto forti erano le incertezze.
Che sarebbe successo a chi si fosse presentato? vigevano ancora i bandi di chiamata alle armi delle classi 1923, 1924 e 1925. Non era solo la logica ritrosia ad andare in guerra, il problema era "quale guerra?"; si parlava apertamente che i coscritti sarebbero stati mandati ad addestrarsi in Germania, e poi? fronte russo? balcani? o campi di concentramento in cui erano già rinchiusi 800.000 soldati italiani di cui, dalle poche lettere che arrivavano, si conosceva la fame e il tifo. Era ancora noto il principio dell'impero Austro Ungarico che mandava i trentini contro i serbi e i croati contro gli italiani mettendo le 14 nazionalità che componevano l'impero una contro l'atra.
La gente non sapeva della terribile decisione presa il 31 dicembre 43 (vedasi "memorie del III Reich" di Speer) di deportare in Germania manodopera per 4 milioni di schiavi, ma aveva appena visto il tentativo di deportare i lavoratori della Marzotto e della Pellizzari.
La risposta degli interessati fu tipicamente italiana: chi non era compromesso prima si trovava una destinazione certa, poi valutava se presentarsi. In zona c'erano alcune industrie di carattere strategico per i tedeschi (le miniere di Vaccari, ad esempio), c'era il bisogno dell'Organizzazione Todt per costruire linee di difesa, c'era bisogno di manodopera per ripristinare strade e ferrovie incessantemente bombardate dagli alleati.
Fatto è che al di fuori di quelli che si erano sistemati in tal modo pochissimi si presentarono il 25 maggio.
Gli altri andarono a ingrossare le file partigiane, o come partigiani combattenti o come riserva disponibile dal momento che le formazioni in montagna non avevano armi per tutti.
Non è un caso che tra il bando del 18 aprile e la scadenza del 25 maggio si costituisca (il 17 maggio) a malga campo davanti la XXX brigata Garibaldi intitolata a Ateo Garemi. Alla cerimonia parteciparono 400 partigiani. Solo due mesi prima in montagna vi erano 26 combattenti. La vittoriosa battaglia di Malga campetto e la successiva propaganda con l'azione effettuata dalle Pattuglie all\'attacco aveva mostrato ai giovani richiamati alla leva che vi era una alternativa