Dopo il vittorioso combattimento del 16 febbraio 1944 il battagione F.lli Bandiera si trovò senza una base fissa di appoggio e fece la scelta ovvia e obbligata si scindersi in pattuglie e percorrere il territorio facendo propaganda armata e vivendo delle risorse fornite dalle contrade della montagna.
Il comandante "Giani”, di suo cugino Romeo Zanella “Germano” come commissario e di Leone Franchini “Franco” come vice comandante, riorganizzano i partigiani in pattuglie quasi autonome, composte da 5-10 persone, che permettono di applicare una tattica definita come guerriglia di movimento.
Già l’11 marzo “Giani” e “Germano” inviano al CLN provinciale e regionale l’adesione del Distaccamento garibaldino “Fratelli Bandiera” al CLN e l’impegno a seguire le direttive di guerra nella lotta di liberazione.
Nel giro di poco tempo le pattuglie diventano almeno quattordici:
- Pattuglia Comando (con Raimondo Zanella “Giani” e Romeo Zanella “Germano”) e Leone Franchini “Franco”): verso zona Campetto, ma spostandosi continuamente tra le valli dell’Agno e del Chiampo.
- Pattuglia di Leone Franchini “Franco”: Crespadoro-Vestenanova.
- Pattuglia di Mario Molon “Ubaldo”: Posina-Val Leogra.
- Pattuglia di Gino Ongaro “Ursus”: contrade alte di Staro.
- Pattuglia di Ennio Pozza “Cita”: Rovegliana-Monte Civillina.
- Pattuglia di Geremia Cornale “Lampo”: Campofontana-Giazza.
- Pattuglia di Clemente Lampioni “Pino”: Alta Lessinia-Fosse-Val d’Adige; ne fanno parte anche: Pietro Benetti “Pompeo”, Primo Benetti “Ceo”, Aldo Ronchi “Romeo”, Armando Frigo “Spivak”, Silvio Apolloni “Leo”, Roberto Unziani “Boby”.
- Pattuglia di Luigi Pierobon “Dante - Professore”: Durlo-Chiampo-Badia Calavena;
- Pattuglia di Rino De Momi “Ciccio”: Badia-Tregnago-Illasi;
- Pattuglia di Lorenzo Griffani “Tigre-Silvino”: Valle dell’Agno sino a Trissino.
- Pattuglia di Bruno Ziesa “Terremoto”: Torreselle-Monteviale.
- Pattuglia di Cirillo Cocco “Temporale”: Isola Vicentina-Torreselle.
- Pattuglia di Ferruccio Manea “Tar”: Malo-Monte di Malo.
- Pattuglia di Alfredo Rigodanzo “Ermenegildo – Catone”: Piana di Valdagno-Selva di Trissino.
- Pattuglia di Giovanni Garbin “Marte”: Val Leogra-S. Caterina di Tretto; ne fanno parte anche: Primo Righele “Bixio”, Pietro Marsilio “Omero”, Pietro Bonollo “D’Origano”, Lino Zanella “Churchill”, Alfonso Rossi “Burasca”, Aldo Santacaterina “Leone-Quirino”, Carlo Carlin “Roosvelt”, Antonio Sessegolo “Cavur”.
Quest’ultima pattuglia la si può ritenere l’anello di congiunzione tra il Gruppo di Malga Campetto e il Gruppo del Novegno-Tretto. Due entità ancora formalmente separate, ma che ben presto confluiranno prima nel Distaccamento/Battaglione “Fratelli Bandiera” e poi nella Brigata garibaldina “Garemi”.
Nel febbraio-marzo ‘44 anche in Val Leogra i gruppi di ispirazione garibaldina si unificano nel Gruppo del Novegno-Tretto e nel giro di poco tempo le pattuglie diventano almeno dieci:
- Pattuglia Comando, alle dipendenze di “Marte”, con base alle pendici del Monte Guizza di Tretto.
- Pattuglia di Primo Righele “Bixio”, con vice comandante Aldo Santacaterina “Leone-Quirino”, operante nella zona di S. Caterina di Tretto;
- Pattuglia di Germano Baron “Turco”; Val Posina, Monte Novegno, Poleo di Schio.
- Pattuglia di Ferruccio Manea “Tar”; Malo, Val Leogra, Enna di Torrebelvicino.
- Pattuglia “Fondo Torre” di Dusolino Scorzato “Ivan”, poi Ernesto Vallortigara “Morgan”; zona di Torrebelvicino.
- Pattuglia di Stefano “Nino” Stella “Traingher”; Staro, Val Leogra.
- Pattuglia di Franco Dal Medico “Tom”; zona Madeghe, M.Enna; vice comandante, Lorenzo Tecchio “Keno”.
- Pattuglia Territoriale di Poleo; comandante, Luigi Marzarotto “Treno”.
- Pattuglia Territoriale di Torrebelvicino; comandante, Guglielmo Bertoldi “Mino”.
- Pattuglia Territoriale di Schio; nucleo originario della SAP “F. Bandiera”.
La cosa straordinaria è che i capipattuglia sono tutti giovani di 20-22 anni senza precedente esperienza militare; non esiste alcun grado se non quello di capopattuglia. I capipattuglia emergono come conduttori di grandissimo carisma che tranne pochissime eccezioni conserveranno o accresceranno il loro ruolo di comando fino alla fine della resistenza o, per molti, fino a morire.
La debolezza politica di questa situazione viene vista e segnalata dal commissario politico che, giustamente, teme l'inserimento di briganti nelle file partigiane; cosa che si verificherà con il Marozin.