Il 27 aprile 1945 una colonna di soldati tedeschi di circa 80 unità (tra cui SS, paracadutisti e carristi) sta battendo in ritirata e decide di sostare nei pressi di Giazza, località montana della provincia di Verona.
Una delegazione locale composta dal parroco, Don Domenico Mercante, da un brigadiere della milizia forestale e da due civili (forse partigiani) raggiunge la colonna tedesca per stabilire un accordo: la ritirata delle truppe sarebbe stata pacifica a patto che non si saccheggiasse il paese. Nel corso del negoziato, il partigiano Beniamino Nordera sopraggiunge, calandosi dal bosco. Forse Nordera desidera partecipare alla trattativa o rompere gli indugi e innescare uno scontro a fuoco con i tedeschi, in ogni caso questi ultimi rispondono uccidendolo.
I partigiani, nascosti nelle vicinanze, cominciano a sparare, i militari tedeschi decidono così di accelerare la marcia e per garantirsi la loro incolumità, prendono come “ostaggio” la delegazione, con la promessa di liberarla una volta oltrepassato passo Pertica. Durante la marcia i due civili di Giazza convincono il plotone tedesco a rilasciarli anzitempo, mentre il brigadiere, in occasione di un’altra sparatoria, riesce a scappare.
Giunti al bivio di Cerè, in località Giazza, i tedeschi decidono di sbarazzarsi di Don Mercante: giudicato un partigiano, è condannato a morte.
Nel giugno del 1944 il parroco si era forse esposto a questo sospetto, prestando le cure alle salme di due partigiani uccisi, ma non vi erano prove certe né che fosse un ribelle né che avesse dato particolare aiuto alle formazioni partigiane del luogo.
Il capitano della colonna tedesca forma il plotone di esecuzione, il caporalmaggiore Leonardo Dallasega riceve l’ordine di farne parte.
Costui, soldato delle SS di origini bolzanine, aveva provato a disertare in quei giorni, ma era stato intercettato a Giazza da quel plotone di soldati in ritirata. Secondo alcuni testimoni, Dallasega si rifiuta di uccidere il parroco, la sua fede cattolica – avrebbe detto - gli impediva di compiere quel gesto. Il capitano della colonna ordina così di fucilarlo insieme a Don Mercante. Le due salme vengono abbandonate sul posto. Sebbene la memorialistica abbia finito per avvallare la tesi che vorrebbe Dallasega rifiutarsi di sparare contro un prete perché non in linea con la sua fede cattolica, vi è da precisare che le testimonianze a riguardo sono poche ed è difficile stabilirne la veridicità.
E’ quindi possibile che Dallasega venisse ucciso in quanto disertore.
Si può pensare che la colonna tedesca fosse quella dei paracadutisti tedeschi che scesi da Boscochiesanuova a San Martino, trovando la strada sbarrata per congiungersi a Schio con i paracadutisti in ritirata dalla Gotica risalirono la valle do Tregnago. Li ritroviamo poi a difendere le gallerie del Garda
Nelle immagini don Marcante e il Dallasega