dalla ricerca di Giorgio Fin
Sono stati convocati lassù per partecipare alla trasformazione del gruppo in un'unità militare ben strutturata, la Brigata d'assalto "Ateo Garemi" (XXXª Brigata Garibaldi), e per essere così protagonisti nella solenne cerimonia di inaugurazione della sua bandiera. La Brigata prende il nome di un operaio comunista pisano, di Calcinaia, volontario in Spagna contro Franco e poi comandante dei GAP di Torino, fucilato il 23 dicembre 1943.
Essa viene strutturata in due battaglioni, il "Nino Stella" e il "Silvio Apolloni" (chiamati così in onore dei due primi caduti del gruppo) e comprende anche alcuni distaccamenti. Il comando della Brigata è assunto da Attilio Andreetto "Sergio"; il commissario politico è Nello Boscagli "Alberto" ; vicecomandante è Armando Pagnotti "Iura" e vicecommissario Orfeo Vangelista "Aramin".
E’ opportuno ricordare che alla data della formazione nessun aiuto era pervenuto alle formazioni combattenti da parte degli alleati e lo stato giuridico degli stessi era molto incerto in quanto il secondo Governo Badoglio aveva inglobato i sei partiti antifascisti solo un mese prima, ma era ben lontano dal riconoscere come propria emanazione i partigiani combattenti. Sarà necessario attendere la formazione del primo Governo Bonomi per avviare questo riconoscimento.
Dov'era Campodavanti?
La piana si trova sulla dorsale tra Recoaro e Campodalbero, collegata con una mulattiera alla vecchia base di Malga Campetto che era stata resa inagibile dai fascisti dopo la battaglia del 14 febbraio (distrutta la fontana). La Garemi non ebbe mai una base comando fissa e permanente, ma Malga Campodavanti era un buon posto per ritirarsi e fare tappa: a 5 ore di duro cammino da fonte Abelina da dove arrivavano uomini e rifornimenti; con un sentiero verso sud che era un magnifico cammino di ronda da cui penetrare attraverso la dorsale Agno Chiampo fino ad Arzignano; verso Nord altri sentieri la collegavano a Malga Fraselle e alla Lessinia e attraverso i sentieri delle piccole dolomiti a Valli del Pasubio e alla piana di Schio.
I 400 partigiani colà convenuti erano malearmati, di diversa provenienza geografica e politica. Una buona parte aveva scelto la via della montagna in alternativa all'arruolamento volontario nelle formazioni di Mussolini o all'emigrazione forzata in Germania.
Tutti avevano presente che rischiavano la vita e che lascelta era irreversibili. Dei quattrocento colà convenuti più si un quinto non vide la fine della guerra
La situazione al momento della costituzione della Brigata:
- A sud gli alleati avevano scatenato la quarta battaglia di Cassino che avrebbe portato allo sfondamento della linea Gustav il giorno dopo il giuramento, ma per quel che sapevano i partigiani gli alleati erano stati respinti da gennaio per tre volte.
- Da Nord gli alleati non si decidevano a sbarcare in Francia
- Restava la grande speranza data dall'URSS che a quella data aveva liberato l'Ucraina occidentale e stava raggiungendo il confine rumeno.
Una prospettiva dunque che non faceva pensare ad una guerra breve, visti i sacrifici dei mesi precedenti c'erano da aspettarsi fame, fatica, morti